Scoperti al largo della Corsica, i misteriosi cerchi sottomarini risalgono all’ultima glaciazione e ospitano ecosistemi unici: ora scienziati chiedono tutele urgenti.
Nel cuore del Mediterraneo, a circa 650 chilometri a ovest delle coste spagnole e al largo della Corsica, sono stati scoperti oltre 1.400 cerchi perfettamente delineati sul fondale marino, un fenomeno che ha stimolato l’interesse e la curiosità della comunità scientifica internazionale per oltre un decennio. Queste imponenti strutture, del diametro di circa 20 metri ciascuna, sono state finalmente oggetto di uno studio approfondito guidato dal biologo e subacqueo di fama mondiale Laurent Ballesta, noto per le sue spedizioni in condizioni estreme e per la fotografia naturalistica subacquea.
Il mistero degli anelli in Sardegna: una scoperta affascinante
La prima individuazione di questi enigmatici cerchi risale al 2011, quando due ricercatori dell’Università della Corsica impiegarono sofisticati sonar durante uno studio nel Parco Naturale Marino del Capo Corso e delle Agriate. Le immagini rivelarono una serie di strutture circolari disposte regolarmente su un’area di circa 15 chilometri quadrati, a una profondità media di 115 metri.
Per anni, la natura e l’origine di questi anelli sono rimaste inspiegate, alimentando ipotesi che spaziavano da fenomeni geologici a teorie più fantasiose. Tuttavia, nel 2021, la missione scientifica denominata Gombessa 6, coordinata da Ballesta, ha dato il via a un’indagine pluriannuale con la partecipazione di oltre trenta esperti tra biologi, geologi, ecologi, paleoclimatologi e subacquei.
L’impresa ha richiesto immersioni a profondità estreme, fino a 120 metri, e l’uso di una camera pressurizzata di 5 metri quadrati per consentire ai sub di operare senza i lunghi tempi di decompressione tradizionali. Grazie a questa tecnologia, il team ha potuto esaminare direttamente le strutture e prelevare campioni per analisi dettagliate.

Anelli nel mare sardo – Toyx.it
Le ricerche hanno rivelato che ogni anello presenta una struttura tipica: un nucleo centrale roccioso circondato da un disco di sabbia chiara, a sua volta incorniciato da una corona scura composta da sassolini colorati. Sorprendentemente, questi anelli non sono semplici formazioni geologiche, ma habitat complessi caratterizzati dalla presenza di alghe calcaree rosse, rodoliti corallini e una ricca biodiversità che include gorgonie e pesci rari.
Attraverso la datazione al carbonio dei campioni, gli scienziati hanno determinato che queste strutture si sono formate circa 21.000 anni fa, durante l’ultima massima glaciazione. In quell’epoca, il livello del mare era molto più basso e il fondale si trovava più vicino alla superficie, permettendo la crescita delle comunità coralline che hanno dato origine agli anelli.
Questa scoperta offre uno straordinario archivio ecologico sull’impatto dei cambiamenti climatici a lungo termine, consentendo agli studiosi di comprendere meglio come gli ecosistemi marini si siano adattati a condizioni ambientali estreme nel corso delle ere geologiche.
Nonostante il valore scientifico e ambientale di queste strutture, gli anelli del Capo Corso restano vulnerabili a causa della loro posizione, che si sovrappone a rotte marittime commerciali. Le ancore delle grandi navi rappresentano una minaccia concreta per questi ecosistemi millenari. Per questo motivo, esperti e autorità marine stanno sollecitando misure urgenti per garantire la salvaguardia di queste formazioni uniche.
Sardegna: cosa sono gli anelli? - Toyx.it






